- 6 Novembre, 2024
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Mitologia del mare: le acque del mondo antico tra Oceano e Poseidone
“Nel tempo del mito solo gli dèi potevano sorvolare il mare di Grecia, trapunto di isole e scogli, spazzando l’aria sui loro carri alati, come fa Poseidone, il re di tutte le acque, nell’Iliade, quando aggioga il suo cocchio e vola sopra il mare; l’asse di bronzo sfiora le onde, le ruote neppure si bagnano, mentre dal profondo guizzano delfini, pesci, mostri marini, balzando di gioia per festeggiare il loro padrone.”
Il mare degli dei, G. Guidorizzi e S. Romani
Per gli antichi greci il mare non è mai stato solo una vasta distesa d’acqua, ma di una forza primordiale, un luogo e una manifestazione di potere, un’emanazione delle divinità che ne erano padrone.
All’inizio dei tempi, tutte le acque erano presiedute da Oceano, figli di Urano e Gea, egli era una delle entità cosmiche primarie: la corrente che scorre in eterno, nutrendo ogni ruscello, sorgente e mare. Per Omero infatti Oceano, insieme alla sorella Teti, è origine degli dei e origine di tutto.
Descritto come un fiume senza fine, un’immensa cintura d’acqua che racchiude la terra e alimenta la vita, Oceano non era né impetuoso né crudele: era una divinità placida e generosa che abbeverava la Terra integrandosi perfettamente in essa. Nell’iconografia è un vecchio barbuto di cui spesso è ritratta solo la testa o la maschera, con chele di gambero che spuntano tra i capelli.
Come le acque che incarna, Oceano è mutevole, e dietro la sua imperscrutabile quiete, si cela una forza impossibile da imbrigliare che sfugge alla comprensione umana.
Quando il cosmo intero fu attraversato dallo sconvolgimento di un conflitto parricida e il potere dei primi Titani venne meno, si narra che Oceano, non avendo partecipato alla titanomachia fu l’unico a non venire imprigionato nel Tartaro e potè continuare a fluire.
Con l’ascesa di Zeus e dei suoi fratelli e sorelle però mutarono gli equilibri e i diversi territori vennero assegnati con un sorteggio ai vincitori. A Zeus andò il regno dei cieli, ad Ade quello degli Inferi e a Poseidone quello del mare.
Figlio di Crono e Rea, signore delle acque salate e dei terremoti, creatore delle tempeste e delle alluvioni, Poseidone è una divinità umorale e imprevedibile, guidata da istinti più terrestri rispetto ad Oceano.
“Poteva essere truculento, furioso, vanitoso, capriccioso, incoerente, irrequieto, crudele e incomprensibile come i mari sui quali regnava. Ma sapeva anche essere leale e riconoscente. Al pari dei fratelli e di alcune sorelle, era capace di un appetito sessuale irrefrenabile, di un profondo amore spirituale e di ogni altro sentimento compreso fra i due estremi. Come ogni altro dio era affamato di ammirazione, sacrificio, obbedienza e adorazione. Se era tuo amico, lo era per sempre. E una volta tuo nemico, lo era per sempre.”
Mythos – Stephen Fry
Del dio si dice abitasse in uno stupefacente palazzo sottomarino, adornato con coralli e fiori marini. Secondo la tradizione, questo palazzo, che comprendeva le scuderie di pregiati cavalli bianchi, era situato presso Ege in Eubea. Spesso insoddisfatto della sua posizione, Poseidone tendeva ad interferire nei piani di Zeus, provando anche a sottrargli il trono con la complicità di Era e Atena. Per questo tradimento fu punito e quindi costretto a costruire le mura di Troia.
Litigioso e rancoroso, soggetto ad un’ira selvaggia che cresceva rapidamente come le onde scosse dal vento, Poseidone viene ricordato anche per le sue frequenti liti e per la determinazione con cui perseguitava i suoi nemici, tra tutti Ulisse, condannato dal dio a vagare dieci anni per mare dopo che l’eroe ne aveva accecato il figlio, Polifemo.
Con la sorella Atena si disputò il patrocinio di Atene: Poseidone offrì in dono alla città dell’acqua e un cavallo ma fu l’ulivo di Atena a convincere i cittadini. Tra i protagonisti della guerra di Troia, Poseidone fece di tutto per avvantaggiare i greci anche se, dimostrando la sua intrinseca magnanimità, fu anche colui che permise al troiano Enea di fuggire.
Per questo suo carattere, benevolente e spietato, che mutava facilmente e poi tornava placido, Poseidone era una delle divinità maggiormente venerate. Marinai e contadini si prostravano al dio con rituali che esprimevano una profonda consapevolezza della loro vulnerabilità di fronte alla forza delle acque.
Il racconto delle divinità marine della mitologia greca riflette la complessità e l’imprevedibilità del mare stesso. Rendere la natura divina ma attriburle tratti riconoscibili, volti, passioni umane, vendette e dolori era un modo per tentare di interpretarla e placarla.
Oceano e Poseidone narrano le acque del mondo greco e come queste fossero vissute da una società con abitudini in costante mutamento: da placida fonte di nutrimento a magnifica distesa di onde selvagge che celavano rischi e opportunità.
In quelle acque i greci si immergevano e navigavano consci dell’insondabilità del mistero intorno a loro con la speranza di incontrarne il favore. Così, il mito sacralizza il mare, esprimendo l’incanto e il timore reverenziale verso forze antiche e indomabili.
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