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Viaggi e scoperte

Mitologia del mare: la storia di Teti, nereide e madre di Achille, tra letteratura e mito

La mitologia del mare è un vasto oceano di storie affascinanti intrise di mistero e magia.
Nascoste dai flutti, tra le acque profonde e sinuose, si aggirano creature e divinità, le uniche tracce della loro esistenza affidate alla letteratura. Figure eroiche, minacciose e travolgentemente affascinanti di cui da millenni ci vengono tramandate le gesta.

Tra queste, forse meno conosciuta di divinità marittime come Poseidone, ma fondamentale per la storia della letteratura epica, troviamo una ninfa di nota bellezza e violenta tenacia che diede i natali al più illustre eroe dell’Iliade, Achille.

Teti era ferma sul limitare della radura, la pelle bianca come ossa e i capelli neri splendenti come squarci di fulmini. La veste che indossava le aderiva al corpo e luccicava come scaglie di un pesce. (La canzone di Achille, Madeleine Miller, 2011)

Teti era una delle cinquanta Nereidi, creature immortali e di natura per lo più benevola, figlie marine di Nereo e Doride, che facevano parte del corteo di Poseidone insieme ai tritoni. Nella tradizione sono solitamente raffigurate come fanciulle dai lunghi capelli ornati di perle che cavalcano delfini o cavalli marini.

Tra le cinquanta sorelle Teti è una delle più conosciute, una creatura incantevole e di grande tempra. La desiderarono ardentemente infatti sia Zeus che Poseidone ma desistettero quando scoprirono che su di lei aleggiava una profezia che avrebbe minato il loro potere: un figlio da lei generato avrebbe avuto vita breve ma avrebbe superato in fama e forza il padre. Per domare il potere eversivo di questa divinazione Zeus decise quindi di darla in sposa ad un mortale, il re Peleo.

L’accordo venne fatto all’insaputa della ninfa che, fiera ed indomita, non avrebbe mai acconsentito a mischiare il suo sangue a quello di un comune umano. Il re degli Dei allora consigliò a Peleo come soggiogare la ninfa.

“Gli dei avevano condotto Peleo al luogo segreto sulla spiaggia dove a lei piaceva recarsi. Gli avevano spiegato che non avrebbe dovuto perdere tempo con il corteggiamento – Teti non avrebbe mai accettato le nozze con un mortale. Lo avevano messo in guardia anche da ciò che sarebbe successo una volta che l’avesse catturata: [...] la ninfa Teti era astuta e sapeva mutare la pelle in mille forme diverse di pelo, piume e carne. E anche se becchi e artigli e denti e spire e code appuntite lo avessero flagellato, Peleo non avrebbe dovuto lasciarla andare.” (La canzone di Achille, Madeleine Miller, 2011)

Teti fu così costretta a concedersi in moglie al re. Verso il figlio che nacque da questo inganno Teti non serbò mai rancore e anzi lo amò con la stessa intensità con la quale ne rifiutò sempre il padre.

Nel corso della vita di Achille la madre tentò sempre di proteggerlo e risparmiargli il fato per lui scritto fin da prima della nascita.
Provò a renderlo immortale, alcuni miti raccontano che lo fece immergendolo nello Stige (uno dei cinque fiumi degli Inferi) tenendolo per il tallone, per questo quel punto sarebbe rimasto l’unico senza protezione, altri che, dopo aver cosparso il bambino con l’ambrosia, il nettare divino, lo avrebbe sottoposto al fuoco per bruciare le sue parti mortali ma sarebbe stata interrotta da Paleo, spaventato per le sorti di Achille, e il tallone del fanciullo sarebbe rimasto il centro della sua vulnerabilità.

La dea non si diede mai per vinta, tentò anche di impedire al figlio di partecipare alla guerra di Troia, nascondendolo con vesti femminili tra le figlie di Licomede a Sciro e poi, sul campo di battaglia, cercò di sostenerlo con tutte le sue arti, pregò gli dei di benevolenza, riscosse favori da Dioniso che un mito racconta avesse salvato dalle acque, chiese ad Efesto di forgiare per Achille un’armatura particolare per il combattimento con Ettore, tentò sempre di mettere in guardia il figlio sugli schieramenti delle divinità dell’Olimpo così che potesse averli sempre dalla sua parte.
I suoi sforzi però furono vani e Teti dovette assistere insieme alle sorelle ai riti funebri per il figlio tanto adorato.

Ninfa formidabile, Teti racconta e simboleggia la fierezza del mare, la caparbia perseveranza delle sue onde instancabili, il suo mito ci parla ancora delle acque profonde che generano la vita, di madri determinate e instancabili, di divinità marine clementi e inarrestabili.

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Fonte: Shutterstock
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