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ARTE & CULTURA

Le meravigliose avventure acquatiche di Steve Zissou

Un gioiellino di tecnica, recitazione e visione parodistica – ma non troppo – del grande mito vintage legato al mare, l’oceanografo e regista francese Jacques-Yves Costeau.

 

Nelle sale americane, il film “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” di Wes Anderson uscì il 25 dicembre 2004. Il regista texano più hipster di tutti i tempi era reduce da un successo clamoroso per il film precedente, “I Tenenbaum” del 2001, in cui narrava con un tono ironico e fiabesco, malefatte e vita tout court del patriarca di una famiglia americana strampalata.

Forte di questa affermazione, il regista decise di gettare il cuore oltre l’ostacolo e farlo finire nelle profondità dell’oceano, grazie a un film che negli anni è diventato un cult ma che, quando uscì, non fu amato dalla critica e fu un mezzo flop al botteghino. Nel caso non l’abbiate mai visto, vale la pena recuperarlo in questi giorni, perché è un gioiellino di tecnica, recitazione e visione parodistica – ma non troppo – del grande mito vintage legato al mare, l’oceanografo e regista francese Jacques-Yves Costeau. 

Ricordate quel signore con gli occhiali dalla montatura anni Sessanta, il sorriso sornione sulle labbra e quell’eterno berretto rosso calcato in testa, che coi suoi documentari ha diffuso nelle televisioni (e facendo uno sforzo di memoria, già dalle pagine di Topolino) la divulgazione scientifica e l’esplorazione marina come nessun altro prima di lui, con termini semplici e comprensibili da tutti? Nel film di Wes Anderson, il capitano del sottomarino Belafonte – l’ennesima citazione del mondo di Costeau, la cui nave si chiamava Calypso, come la canzone di Harry Belafonte – è Steve Zissou, interpretato magistralmente e spesso spietatamente da Bill Murray in grande spolvero. Lui è il boss, il patriarca, il comico tiranno del suo equipaggio, il cui dress code è perfettamente in linea con quello seventies di Costeau: berretto rosso, Adidas ai piedi, pantaloncini corti e magliette in palette coi colori dell’oceano. 

Wes Anderson dirige questo tragicomico gioco degli specchi con la maestria visiva e visionaria di cui è maestro assoluto, rendendo ogni sequenza degna di poter vivere anche in uno still, in una foto, con le sue simmetrie perfette, i suoi set curatissimi al limite della maniacalità e con un manipolo di attori perfetti nei propri ruoli, tra cui Owen Wilson, Cate Blanchett, Anjelica Huston, William Dafoe e Jeff Goldblum.

Zissou è un oceanografo e regista in declino, alla ricerca di uno strano animale marino, un pesce sconosciuto che pare abbia ucciso il suo miglior amico: lo squalo giaguaro. Parte alla ricerca insieme al suo team, più qualche aggiunta che non vi sveliamo per non spoilerare, accompagnato dalle musiche di Seu Jorge che suona in versione brasiliana le canzoni più famose di David Bowie. Le profondità dell’oceano come il cosmo del maggiore Tom di “Space Oddity”, con tutte le meraviglie e i misteri che vi abitano, in cui perdersi e ritrovare se stessi.

Questo è un po’ il romanzo di formazione della seconda parte della vita del protagonista, così simile al vero Jacques Costeau con tutte le sue controversie nate dall’amore sconfinato per il mare e per il proprio lavoro: un acquanauta che dalla Marina militare francese fino ai documentari pop ha dato alle generazioni, dal dopoguerra in avanti, una panoramica meravigliosa della vita nel continente blu, mai visto così da vicino fino al suo arrivo. Ecco perché è importante guardare il film di Wes Anderson: nella storia di un uomo complicato e disilluso che trova di nuovo una ragione di vita grazie al mare, c’è tutta l’eredità di Costeau, in un film difficile da dimenticare. Quando vi troverete di fronte all’immaginario squalo giaguaro, spalancherete di nuovo la bocca dallo stupore come i bambini e sentirete di nuovo la voglia matta di tuffarvi con le pinne e la mascherina, per guardare la vita acquatica da difendere ad ogni costo. 

Scritto da

Immagini

Shutterstock e Pexels

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