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Gente di mare

Donne di mare: storia delle veliste italiane più famose

Nel mare, luogo per eccellenza di completa libertà e sfrenata scoperta, le donne hanno spesso, e per molto tempo, dovuto lottare per trovare il loro spazio. Pioniere coraggiose, esploratrici audaci, hanno solcato acque difficili, fisicamente e metaforicamente, sfidando non solo le insidie del mare aperto, ma anche ambienti fortemente maschili in cui è stato difficile imporsi.

Nel mondo della vela, per esempio, il problema dell’accesso rimane tutt’ora anche se, con il passare degli anni, sempre più atlete, grazie ai loro risultati, sono riuscite ad imporsi, reclamando il giusto riconoscimento, una maggiore esposizione e pari opportunità.

Anche in Italia veliste eccezionali si sono affermate tramite i loro numerosi traguardi, dimostrando vittoria dopo vittoria, sempre più, che la passione per il mare davvero non conosce barriere di genere.

La prima donna e prima italiana a iniziare e chiudere, dopo 37 giorni di mare, la Ostar, famosa e difficilissima regata per navigatori solitari che va da Plymouth (UK) a Newport (USA), è Ida Castiglioni. Nata verso la fine degli anni Quaranta a Varese, ha seguito il suo amore per il mare nonostante le critiche e i numerosi ostacoli. Architetta e giornalista, ha lavorato nel design e nella comunicazione, dopo una bocciatura alla scuola di vela di Caprera nel 1970, nel 1976 porta a termine la sua impresa più grande – la Ostar appunto – piazzandosi trentesima su centoventisei nella classifica di gara. 

Vive poi in Polinesia e ai Caraibi, ha un figlio, riceve a Porto Cervo la menzione speciale del premio Costa Smeralda e, pur vivendo abbastanza ritirata, continua imperterrita a essere una donna di mare che, con la tempra e la determinazione di un tempo, non perde occasione per ribadire quanto sia importante prendersi cura e salvaguardare le nostre acque.

Altra grande figura della vela italiana è Paola Pozzolini, scrittrice e giornalista è stata tra le prime navigatrici a doppiare Capo Horn e a partecipare alla Whitbread Round the World Race. Compagna di Pierre Sicouri e madre di Ralph, Lara e Silvia Sicouri (anche lei velista e atleta olimpica italiana), insieme al compagno vince anche la Portofino-New York nel 1985.

Nata nel 1958, Serena Galvani invece, oltre ai numerosi traguardi velici raggiunti con la sua imbarcazione da regata “ARIA” (Campione Europeo nella categoria ‘vintage’’, il 2º posto al Campionato del Mondo 8m SI e, nel 2001, il 1º posto in tempo reale ed il 3º posto in tempo compensato nella ‘Division 3rd’ dell’America’s Cup Jubilèe di Cowes che la fanno entrare negli Annali della Coppa America) ha fondato nel 1998 ARIE (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca).

Con questa associazione Galvani contribuisce alla salvaguardia delle imbarcazioni di valore storico e del Patrimonio nautico nazionale e riesce nel 2003, a far approvare dal parlamento un articolato di legge dove queste imbarcazioni storiche vengono equiparate a tutti gli effetti a beni culturali.

Prima e unica italiana a raggiungere il traguardo della Transat Jacques Vabre (4500 miglia da Le Havre a San Salvador de Bahia) nel 2005 è invece Cecilia Carreri. Sportiva poliedrica (si è dedicata, con successo anche all’alpinismo e all’automobilismo GT su pista) Carreri è laureata in giurisprudenza e, dopo aver svolto la professione di procuratore legale, dal 1994 e per quindi anni, è entrata in magistratura, prima a Treviso a Vicenza, come giudice per le indagini preliminari.

Ha cominciato con la vela a soli 14 anni e, nella sua carriera, oltre alla Transat, ha fatto il giro dell’Isola d’Elba (in solitaria), della Corsica (con due persone a bordo) il giro dell’Italia (con una persona a bordo) passando per la Grecia, ha partecipato alla Rolex Fastnet Race tra l’Inghilterra e l’Irlanda (in equipaggio) e, dopo l’arrivo a San Salvador de Bahia nel 2005 ha risalito di nuovo tutto l’Atlantico, riportando la barca a Dunkerque in soli 22 giorni.

Sempre a San Salvador de Bahia ma nel 2011, per la Mini Transat, arriva, con un risultato formidabile, un’altra velista italiana. Susanne Beyer, padre tedesco ma nata a Zoagli nel 1978, ha raggiunto il traguardo dopo 4200 miglia di navigazione (e un unico scalo a Madeira) prima tra gli italiani, al ventitreesimo posto in classifica generale e seconda tra le donne, nonostante un guasto al timone che l’ha costretta a navigare manualmente per tutta la seconda tappa.

Diplomata nel 2009 all’Istituto nautico di Genova, frequenta la vela fin da bambina insieme al padre e da sola dopo la sua scomparsa, lavorando sulle navi prima e poi appassionandosi alle regate e alle competizioni.

In tempi più vicini invece, tra le molte capacissime italiane che solcano i mari, si distingue la triestina Francesca Clapcich. Classe 1988, Clapich è una velista brillante. Dopo l’esperienza alle Olimpiadi, con un oro europeo e mondiale in 49er e diversi altri titoli, Francesca scopre anche il piacere della vela d’altura. Inizia a navigare su imbarcazioni di diverse classi, finché non le viene proposta la possibilità di partecipare al suo primo giro del mondo con Turn the tide on Plastic (2017-2018).

Quest’edizione segna molto positivamente la sua carriera (anche a livello di rilevanza internazionale), in seguito partecipa infatti ad una Solitaire du Figaro nel 2021, diventando la prima donna italiana a cimentarsi in questa complessa prova francese. Nel 2023 invece è la prima italiana a vincere, in equipaggio con l’americano Charlie Enright, l’Ocean Race, famosissima gara di vela intorno al mondo che si tiene ogni tre anni.

Con le loro storie, queste donne sono diventate simboli di forza e perseveranza. Il loro contributo non si limita meramente alle partecipazioni e alle vittorie: ognuna di loro ha infatti aperto la strada per le nuove generazioni, così che possano sempre guardare il mare come a un’opportunità.

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Fonte: Shutterstock
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