
- 24 Febbraio, 2025
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Mitologia del mare: Tláloc, Chalchiuhtlicue e le divinità delle acque azteche
Sin dai tempi più antichi, l’umanità ha guardato al fluire costante delle acque terrestri cercando risposte sulla genesi e i fenomeni del suo mondo.
L’acqua è da sempre la musa di tante leggende, perché con la sua corsa inarrestabile nutre e distrugge, simboleggiando la vita, l’ignoto e l’eterno divenire.
Dalla Cina all’antica Grecia, dai culti antichi a quelli contemporanei, i miti che riguardano oceani e fiumi sono presenti in tutte le culture. Ogni popolazione, seppure immaginando tradizioni e protagonisti diversi, intravede nello scorrere delle acque una scintilla divina, il principio da cui tutto proviene e si propaga.
Nel cuore pulsante dell’antico Messico, l’acqua era fondamentale.
Laghi fiumi, ruscelli e il mare stesso potevano influire radicalmente sulla sopravvivenza e il benessere delle popolazioni. Il loro pantheon dunque non poteva prescindere dalla venerazione di questo elemento, in tutte le sue manifestazioni.
Le acque degli Aztechi infatti erano animate da divinità potenti, le cui storie evocavano sia dolcezza e accudimento che furia imprevedibile. Queste figure incarnavano la complessità della natura che tutt’ora circonda questi territori, dove si intrecciano delicatezza e forza, prosperità e temibilità.
Tlaloc, una delle divinità più importanti, era associata a ogni fenomeno metereologico connesso all’acqua: signore delle tempeste, delle piogge, delle nevi, dei ghiacci e delle alluvioni, era molto riverito e temuto. Spesso celebrato attraverso riti e feste, si racconta non disdegnasse il sacrificio di bambini sul suo altare poiché ne apprezzava particolarmente le lacrime che ricordavano le gocce di pioggia.
Tláloc possedeva anche quattro emanazioni, conosciute collettivamente come i Tláloc. Tra queste figurava anche Opochtli, dio della popolazione acquatica e degli uomini che vivevano vicino all’acqua o sulla sua superficie, ritenuto responsabile dell’invenzione della rete, del’atlatl (uno strumento per scagliare fiocine) e altri attrezzi per la pesca.
Altri miti che riguardano Tláloc raccontano che piovesse quando lui o le sue propagazioni frantumavano con dei bastoni alcuni vasi colmi d’acqua posti all’interno delle montagne (luogo dove viveva il dio). Per gli aztechi infatti il rumore dei tuoni era dovuto proprio allo schianto dei vasi rotti.
Chalchiuhtlicue, sposa di Tlaloc, il cui nome significa “colei che veste di giada”, era invece la dea che incarnava le acque terrestri, fiumi e laghi. Le leggende attribuiscono anche a lei poteri straordinari: il suo abbraccio era in grado di lenire le sofferenze e di nutrire la terra arida, trasformando il deserto in un giardino rigoglioso.
Era considerata una forza benevola quando colmava i canali per l’irrigazione e insieme a Chicomecoatl, la dea del grano, garantiva un generoso raccolto. Ma quando era scontenta era temutissima perché portava estrema siccità. Per la sua connessione con l’abbondanza delle messi, la dea veniva indicata anche come custode della fertilità delle donne, proteggendo le madri e i loro infanti.
Uno dei miti principali che la coinvolge racconta che la dea governò e distrusse con un diluvio il mondo precedente, noto nella mitologia azteca come Quarto Sole. L’universo azteco infatti si basava sulla Leggenda dei Cinque Soli, secondo la quale, prima del mondo attuale (il Quinto Sole per l’appunto), le varie divinità fecero quattro tentativi di creare versioni del mondo che poi, in ordine, vennero smantellate. Il quarto sole, un fantastico mondo d’acqua, dove le specie marine erano meravigliose e abbondanti, era quello governato da Chalchiutlicue. Dopo alcuni anni però, Chalchiutlicue lo fece scomparire con un cataclisma, trasformando tutti gli esseri umani in pesci.
Huixtocihuatl invece, era la dea delle acque salate. In molte cerimonie a lei dedicate il sale era offerto come tributo per ottenere la sua benedizione, essenziale per la conservazione e la protezione degli alimenti. Sorella maggiore di Tlaloc era considerata una divinità benefattrice che insieme a Chalchiuhtlicue e Chicomecoatl forniva agli uomini tutto ció che era a loro necessario: sale, acqua e cibo.
Meno note le divinità minori conosciute come Tlaloquetotontli e Tlaloque che erano infinite e rappresentavano le molteplici sfumature dell’acqua. Ognuna era responsabile di un aspetto particolare dell’acqua, o di uno specifico lago o fiume. Assistenti e messaggeri degli dei maggiori, contribuivano a mantenere l’ordine nell’universo liquido.
La quantità di divinità legate a questo ambito, sottolinea la ricchezza della mitologia azteca, dove ogni manifestazione dell’acqua era degna di venerazione ed è la testimonianza di un tempo in cui la natura era intesa come un’entità viva, con la quale era fondamentale comunicare ed instaurare relazioni basate sulla cura reciproca e il rispetto.
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