- 27 Gennaio, 2025
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Diario delle fragranze
La storia del profumo: un viaggio attraverso l’umanità, la cultura e l’arte
La storia del profumo s’intreccia con quella dell’umanità, in veste di estratto naturale capace di trasformarsi in sofisticata opera d’arte. Le fragranze riflettono nei fatti l’evoluzione della cultura umana: dai costumi di un’epoca ai cambiamenti sociali, scandiscono il nostro immaginario collettivo e di conseguenza, in qualche modo, anche il ritmo delle nostre stesse vite.
Il profumo svolge infatti un ruolo cruciale nella comunicazione non verbale e nell’espressione dell’identità individuale. Una fragranza può trasmettere stati d’animo, caratteristiche personali e persino intenzioni, agendo come estensione della presenza dell’individuo.
Storia del profumo: antiche origini e funzioni
Le prime tracce dell’uso di profumi e fragranze risalgono alle antiche civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto, della Grecia e di Roma. Culture, queste, in cui gli aromi erano parte integrante dei rituali religiosi e delle pratiche quotidiane. Il termine profumo deriva dal latino per fumum, che significa attraverso il fumo, e deriva l’uso di sostanze aromatiche bruciate durante le cerimonie sacre.
Una figura di rilievo in questo contesto è Tapputi-Belatekallim: donna babilonese menzionata in una tavoletta cuneiforme del II millennio a.C., considerata la prima chimica e creatrice di profumi documentata nella storia. Il suo lavoro pionieristico ha gettato le basi per l’arte della profumeria.
Il profumo nell’Antico Egitto
Nell’antico Egitto il profumo assumeva una duplice funzione: sacra e profana. Veniva utilizzato nei rituali religiosi sia per onorare gli dèi, sia durante le imbalsamazioni, mentre nella vita quotidiana serviva come strumento di seduzione e cura personale. Cleopatra, per esempio, era nota per l’uso di unguenti aromatici con cui ammaliare i suoi interlocutori.
Il Kyphi, invece, particolarmente diffuso tra i faraoni, rappresenta un capolavoro di alchimia profumiera: si componeva infatti di sedici essenze. Plutarco ne descrive la preparazione rigorosa secondo formule sacre, sottolineandone l’uso per il rilassamento dei sensi e il miglioramento del sonno.
Gli Egizi però lo apprezzavano anche per scopi più intimi, e intendendolo come simbolo di benessere e seduzione, lo applicavano su corpo e capelli per esaltare il fascino e le prestazioni amorose.
L’influenza di Venezia e l’evoluzione in Europa
Venezia, per via dei suoi intensi scambi con l’Oriente e attraverso il mare, divenne un crocevia fondamentale per il commercio di spezie ed essenze. La città lagunare importava quotidianamente materie prime preziose, come ambra, muschio e resine, che venivano poi impiegate nella produzione di profumi.
Il fiorente commercio della Repubblica di Venezia contribuì alla diffusione dell’arte profumiera in tutta Europa. Il fervore della città influenzò anche le tecniche di produzione del profumo: fu, di fatto, tra le prime a sperimentare la creazione di profumi alcolici, un’innovazione rispetto agli oleosi unguenti diffusi in precedenza.
La tecnica segnò una svolta nell’evoluzione delle fragranze, rendendole più leggere e volatili, fino a raggiungere il moderno concetto di profumo come miscela liquida. Tra laboratori artigianali, vetro di Murano e saponi profumati, la Serenissima dominò il mercato delle fragranze fino al Cinquecento: in questi secoli il profumo fu infatti un simbolo del lusso e dell’ingegno veneziano.
La storia del profumo in Francia: un’arte raffinata
L’introduzione del profumo alla corte francese è attribuita a Caterina de’ Medici, che nel 1533 sposò Enrico II di Francia. La dama fiorentina portò con sé il suo profumiere personale, Renato Bianco, noto in Francia come René le Florentin, che introdusse nuove fragranze e tecniche, consolidando l’uso del profumo tra l’aristocrazia francese.
Grasse: la capitale mondiale del profumo
Grasse, cittadina della Provenza, iniziò a emergere come capitale del profumo nel XVII secolo. L’economia locale era dominata dalla produzione di guanti di pelle, particolarmente apprezzati dalle corti europee. Tuttavia, la pelle trattata emanava spesso odori sgradevoli, spingendo i conciatori a sperimentare nuove tecniche per profumarla.
Verso la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, si diffuse la coltivazione di fiori come rosa, gelsomino, lavanda e tuberosa, favorita dal clima e dalla qualità del terreno. La crescente richiesta di essenze per profumi, soprattutto da parte della corte di Francia e delle élite europee, trasformò Grasse in un centro nevralgico per la profumeria artigianale.
Nel XIX secolo, l’avvento della chimica moderna portò all’industrializzazione, ma Grasse mantenne il suo prestigio grazie alla qualità delle materie prime e al suo know-how artigianale, diventando il punto di riferimento per i profumieri di tutto il mondo.
Fragranze celebri e personaggi storici
Diversi personaggi storici sono noti per le loro preferenze in fatto di profumi: Napoleone Bonaparte, per esempio, era un grande estimatore dell’acqua di Colonia, fragranza leggera e rinfrescante, che utilizzava quotidianamente.
Gabriele D’Annunzio invece prediligeva profumi intensi e sofisticati, il che rifletteva la sua personalità complessa e passionale. Le scelte olfattive si mostravano infatti come parte integrante del suo stile di vita.
Tra le fragranze più famose al mondo, nel 1921 Ernest Beaux creò per Coco Chanel l’omonimo profumo che rivoluzionò l’industria con la sua composizione innovativa e il design minimalista, tutt’ora simbolo di eleganza e femminilità.
Dal mito alla letteratura: il fascino immortale del profumo
Con Il profumo, Patrick Süskind ha dato vita a una storia inquietante e affascinante al tempo stesso, ambientata nella Francia del Settecento. Il protagonista, Jean-Baptiste Grenouille, dotato di un olfatto straordinario ma privo di odore corporeo, incarnando un paradosso, diviene simbolo di attrazione, identità e manipolazione.
Il romanzo ha ispirato il film del 2006 di Tom Tykwer e una serie Netflix del 2018, ma sono le pagine di Süskind a far risaltare l’intensità delle descrizioni olfattive e la profondità psicologica che ne hanno fatto un classico.
Jean-Baptiste Grenouille: un antieroe unico
Nato in condizioni avverse e cresciuto nell’emarginazione, Grenouille si distingue per un talento olfattivo senza pari. L’ossessione per creare il profumo perfetto lo porta però a trasformarsi in un assassino, uccidendo giovani donne per catturare la loro essenza. Il suo desiderio riflette una ricerca disperata di identità e accettazione, in grado di spingerlo oltre i confini della moralità.
Grenouille si muove in un mondo dominato dagli odori: dalla Parigi fetida e caotica ai campi di fiori di Grasse, il profumo diventa simbolo di potere, seduzione e manipolazione, con Grenouille che ne sfrutta le potenzialità per influenzare e soggiogare gli altri.
Il romanzo esplora temi universali come l’alienazione, il genio e l’ossessione, mettendo in luce le contraddizioni dell’animo umano. Grenouille, al contempo ammirato e temuto, rappresenta il limite tra creatività e follia. La sua figura è un potente strumento di riflessione morale e filosofica, tale da essere considerata come parte fondamentale dell’immaginario collettivo anche nella storia del profumo.
Il profumo del mare per Jean-Baptiste Grenouille
Tra le molte descrizioni evocative presenti ne Il profumo, quella del mare spicca per la sua intensità sensoriale e poetica. Per Grenouille, infatti, l’odore del mare non era una somma di componenti come pesce, alghe o sale, ma una fragranza unica e indivisibile, in grado di catturare la sua immaginazione.
Come scrive Süskind:
“Il mare aveva l’odore di una vela gonfia di vento in cui rimaneva un sentore d’acqua, di sale e di sole freddo. Aveva un odore semplice, il mare, ma allo stesso tempo così vasto e unico nel suo genere, che Grenouille esitava a suddividerlo in odore di pesce, di sale, di acqua, di alga, di fresco e così via. Preferiva lasciare intatto l’odore del mare, lo custodiva intero nella memoria e lo godeva indiviso. L’odore del mare gli piaceva tanto che avrebbe desiderato una volta averlo puro, non mescolato e in quantità tale da potersene ubriacare”.
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