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20 Nov 17:30

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Collaborazioni

L’arte del cammino: intervista a Davide Fiz, fondatore di Smart Walking

Un bisogno primario, e legato alla natura dell’essere umano, quello di camminare: il primo modo e il più intuitivo per esplorare. E come in ogni esplorazione, anche camminando si finisce per scoprire qualcosa di nuovo non solo del mondo intorno, ma anche di sé.

Per molti camminare è una vera e propria passione, che gradualmente guida e plasma anche altri aspetti della vita, fino a farsi forza motrice.

Si dice che intraprendere fisicamente un cammino possa cambiare la vita, che sia questa la ragione profonda che sottende ai secolari pellegrinaggi che facciamo da sempre. La vera essenza del camminare, dell’azione ripetuta e meditativa di mettere un piede davanti all’altro risiede nell’incontro: con l’altro, con i luoghi e le comunità che li abitano, con le loro storie, ma anche con la parte più interiore di noi stessi.

È proprio questa spinta che ha portato Davide Fiz, nato nel 1976, a trasformare la sua ritrovata passione per il cammino in Smart Walking. Questo progetto di ampio respiro mira a riscoprire un rapporto più autentico con il territorio e il viaggio, promuovendo uno stile di vita basato su valori genuini, un miglior equilibrio tra vita e lavoro, e un contatto ravvicinato con la natura.

Abbiamo quindi deciso di sederci con lui e farci raccontare le origini di Smart Walking direttamente dal suo ideatore. 

Smart Walking è nato, come racconti sul tuo sito, dopo la fine di una lunga relazione. Quando hai capito che volevi fare di questa passione per il cammino un progetto più grande da condividere?

A luglio 2021, dopo la fine di una relazione che mi aveva portato a vivere a Palermo, mi sono cimentato nel mio quarto cammino di Santiago, il Primitivo che parte da Oviedo. Durante una delle tappe pensavo all’offerta di Airbnb, che proponeva ai nomadi digitali un anno di alloggi, un mese in grandi metropoli nei vari continenti. Mi stuzzicava l’idea di fare il nomade digitale in giro per il mondo ma non mi attraeva l’idea di farlo nelle città. E all’improvviso mi è venuto nella mente la parola Smart Walking: potevo fare il nomade digitale a piedi, girando l’Italia e coniugando la mia passione per i cammini con l’esigenza di lavorare.

Metà giornata dedicata a percorrere a piedi le tappe e l’altra metà al mio lavoro di sales manager, da remoto. Quando sono tornato in Italia ho parlato di questa mia idea a un team di esperti comunicatori di progetti e insieme abbiamo capito che era fattibile e poteva essere di interesse. È nato il logo Smart Walking, il claim “lavorare in cammino nell’Italia da scoprire”, sono nate le pagine social su Instagram e LinkedIn per raccontare che è possibile coniugare passione e lavoro.

Sei partito il 9 marzo 2022 con il tuo primo Smart Walking, zaino in spalla, e hai percorso camminando tutte le 20 regioni d’Italia: hai avuto modo di esplorare a piedi tutto il nostro Paese, e scoprirne i territori, le comunità locali, i borghi interni nella loro grande diversità. Qual è il ricordo più indelebile di questa incredibile impresa?

Avevo già fatto quattro cammini di Santiago e non avevo idea di cosa avrei trovato sui cammini italiani. Devo dire che è stata una scoperta incredibile: non solo luoghi meravigliosi dal punto di vista naturalistico, ma anche un’enorme patrimonio immateriale composto dagli abitanti delle aree interne. Persone che portano avanti ancora vecchie tradizioni e culture, un patrimonio immenso di “biodiversità”.

Il ricordo più indelebile della prima edizione di Smart Walking, quella del 2022, è legata al Cammino di San Pietro Eremita. L’ideatore di questo cammino – Vincenzo D’Urbano – è mancato nel dicembre 2021, dopo aver lavorato per anni alla creazione e quando finalmente stava per esserci l’inaugurazione post covid. La famiglia e il comitato pensavano che il cammino fosse destinato a non partire, poi hanno letto del mio progetto e mi hanno chiamato per inaugurarlo. Quando sono arrivato a Carsoli, paese di partenza, Angela, la moglie e vedova dell’ideatore, mi è venuta incontro, mi ha abbracciato e mi ha detto che ero stato mandato da Vincenzo dal cielo. È stato un momento molto toccante ed emozionante.

Il 2023 è stata la volta di “Smart Walking coast to coast: cammini che attraversano, cammini che uniscono”, ti va di raccontarci qualche momento saliente di quest’avventura?

Uno dei momenti più significativi è stato quando sono partito da Bologna e mettendo in fila vari cammini – Via della Lana e della Seta, Cammino di San Jacopo – sono arrivato a Livorno, dove ho trovato una barca a vela che mi ha portato all’Isola d’Elba dove ho percorso la Via dell’Essenza. È stato veramente incredibile partire da una città in mezzo all’Italia e arrivare a camminare all’Isola d’Elba senza mai usare un mezzo a motore.

L’italia offre per sua stessa natura una varietà di cammini su territori anche molto diversi tra di loro: cammini di montagna, sugli appennini, nelle valli, verso il mare, in pendenza o pianeggianti. Quali sono i punti di forza e le difficoltà più comuni che si incontrano, soprattutto per chi non è ancora un camminatore esperto?

Rispetto ai più famosi e frequentati cammini di Santiago, l’Italia offre cammini più giovani e recenti. La problematica principale per chi non è ancora un camminatore esperto potrebbe essere la carenza di segnaletica e la lunghezza delle tappe. Questo a causa della lontananza tra una possibilità di pernotto e l’altra.

Questo è l’anno dello Smart Walking 2024 “Back to the roots”, che hai chiamato così per ricordare che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha decretato il 2024 come “Anno delle radici italiane”. Un omaggio alle radici italiane degli oltre 80 milioni di emigrati italiani e loro discendenti nel mondo, e un’iniziativa che vuole coinvolgere tutti i comuni e i borghi italiani nel turismo delle radici, e incoraggiare a esplorare il Paese, a cercare e scoprire le proprie radici nella diversità di luoghi, tradizioni e nelle comunità. È già iniziata questa edizione? Vuoi raccontarci come sta andando?

L’edizione è iniziata con un prologo a Vallepietra, paese dell’Appennino laziale, in cui ho partecipato al Festival delle Radici. Il cammino è proseguito a Buonabitacolo, tra Vallo di Diano e Cilento, dove ho percorso il sentiero delle Ginestre, che entrerà nel nascituro Cammino del Negro, uno dei cammini bizantini. Il primo, vero e proprio, è stato il Cammino dell’Unione, un anello di 109 km che parte e termina a Vignola. Si tratta di un cammino è molto interessante: il nome stesso ha molteplici significati che mi piace ricordare: Unione per invertire la tendenza che celebra l’individualismo;  Unione per ricordare a noi stessi che nel momento del bisogno è meglio essere in due; Unione perché insieme si raggiungono mete impensabili; Unione per ritrovare il legame, passo dopo passo, con la terra che ci ospita e ci sostiene.

Cosa vorresti dire a chi sta pensando di cambiare abitudini per recuperare un rapporto più stretto con la natura e con il proprio tempo, ma pensa di non poter accogliere questo cambiamento nella propria vita?

Il meglio la vita lo offre quando si esce dalla propria comfort zone.

Camminare per camminare, dove lo scopo non è la meta ma il viaggio. Quale diresti che è la lezione più grande che camminare ti ha insegnato?

A liberarsi delle cose materiali, perché lo zaino si porta sulle spalle e diventa sempre più pesante. Di conseguenza a capire che i momenti belli della vita sono fatti da incontri ed esperienze, niente di materiale e quindi acquistabile sul mercato. Inoltre un altro insegnamento, peraltro molto recente, mi è stato dato da Leo Leonelli, ideatore del Cammino dell’Unione. Mi avvertiva di come la seconda parte della prima tappa fosse bruttina, praticamente diversi chilometri in parallelo sull’asfalto. E mi spiegava che non hanno neanche cercato di togliere quel tratto, perché il cammino è lo specchio della vita e quindi nella vita ci sono anche fasi brutte ma che ti permettono poi di apprezzare i momenti belli.

Cosa hai in programma per il futuro di Smart Walking? Come vedi evolversi questo progetto nei prossimi anni? C’è qualcosa che ti piacerebbe poter realizzare?

Già da questa edizione, la terza, c’è qualche novità: tre progetti sono infatti aperti a chi vorrà cimentarsi in questo stile di vita. Uno in Valtellina, nella baita di Wome dove sarà possibile fare coworking e co-living, oltre che escursioni in montagna.
La Carovana di Naturalmente Pianoforte, all’interno dell’omonimo festival, nel Casentino, dove i camminatori seguiranno gli artisti nelle varie tappe.
Infine una settimana di lavoro, cammini e veleggiate su un veliero d’epoca, con Diversamente Marinai e proprio all’Isola d’Elba. Sarà un esperimento di remote working nautico innovativo e ecosostenibile!

L’esperienza di Smart Walking mi sta portando alla creazione di nuovo cammino – il Cammino dei Nomadi Digitali – pensato appositamente per nomadi digitali con l’intenzione di far diventare i camminatori anche abitanti temporanei dei luoghi. Sarebbe fantastico che un turismo lento e sostenibile facesse anche ripopolare i paesi dell’entroterra.

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Courtesy of Acqua dell'Elba
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