- 27 Febbraio, 2024
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Collaborazioni
Embia ilvana: una nuova scoperta scientifica illumina la biodiversità dell'arcipelago toscano. Intervista a Leonardo Forbicioni
La biodiversità dell’Isola d’Elba e dell’intero arcipelago è un patrimonio inestimabile: qui Leonardo Forbicioni, coordinatore locale della World Biodiversity Association Onlus e curatore del NatLab situato nel Forte Inglese di Portoferraio, guida progetti per contribuire alla sua conservazione e allo studio natura.
La scoperta di una nuova specie di insetto, denominato Embia ilvana attraverso un sondaggio pubblico, comprende un affascinante racconto con protagonisti Leonardo Forbicioni e Paolo Fontana – uno dei pochi specialisti di Embiotteri in Europa e nel mondo. Un’intrinseca curiosità li ha infatti condotti all’identificazione di questa nuova Embia, impattando direttamente sulla conservazione degli habitat naturali e nella comprensione della biodiversità mediterranea. Gli Embiotteri sono, ad oggi, insetti poco noti, ma la recente scoperta elbana ha già innescato una rinnovata attenzione da parte degli entomologi di tutto il globo.
Come è stata scoperta l'Embia ilvana? Quali sono state le prime indicazioni che hanno portato a identificare questa specie?
Questa nuova specie è stata raccolta in maniera del tutto fortuita, se così si può dire. Il 25 maggio 2022, insieme a Paolo Fontana, primo autore del lavoro di descrizione, nonché uno dei pochissimi specialisti di Embiotteri in Europa e nel mondo, ci trovavamo presso l’Azienda Agricola “Giardini di Poseidone” nel Comune di Porto Azzurro, dove Paolo teneva un corso di apicoltura naturale in arnie Top Bar. In uno dei momenti di pausa durante il corso, con Paolo abbiamo iniziato a controllare nei dintorni, dove l’ambiente sembrava favorevole ad ospitare questi simpatici insetti.
È bastato infatti sollevare una grossa tavola di legno, per trovarvi sotto un’abbondante popolazione. Paolo ha raccolto alcuni esemplari vivi per poterli studiare, questo perché è assolutamente impossibile determinare con certezza le specie di questo gruppo solo da un’osservazione diretta in campo.
Quali caratteristiche distintive rendono l'Embia ilvana unica rispetto ad altre specie di Embiotteri?
Questi minuscoli animali sono estremamente complicati da riconoscere, sia perché morfologicamente simili, sia perché i caratteri distintivi sono spesso nascosti in alcune strutture intime dell’insetto ed osservabili solo allo stereomicroscopio. Inoltre la determinazione può avvenire con buona certezza, quasi sempre, solo osservando esemplari di sesso maschile ed in particolare le loro complesse strutture poste nella parte terminale dell’addome. I maschi però sono sempre poco numerosi e compaiono per un breve periodo durante la stagione.
Per ottenerli quindi, devono essere allevati in cattività alcuni esemplari immaturi, nella speranza che siano appunto “maschi”. Fontana è riuscito ad ottenere un solo maschio dagli esemplari allevati e proprio osservando le strutture terminali ed altri caratteri di questo esemplare, si è accorto che erano estremamente diverse da quelle di tutte le altre specie. Ecco, sono proprio le differenze tra queste minuscole strutture a differenziare Embia ilvana dalle altre.
Il processo di selezione del nome Embia ilvana attraverso un sondaggio pubblico è piuttosto inusuale nel campo della tassonomia. Qual è stata la motivazione dietro questa scelta?
Paolo Fontana ed io siamo rispettivamente Presidente e Vicepresidente della World Biodiversity Association onlus, una associazione no profit che si occupa da ormai 20 anni dello studio e della tutela della biodiversità e quindi ci sentiamo con frequenza quasi quotidiana. Un pomeriggio Paolo mi ha chiamato e mi ha proposto di far scegliere il nome della nuova specie a tutti i cittadini che avessero voluto. Abbiamo subito contattato il PNAT, con il quale collaboriamo da molti anni, che ha entusiasticamente sposato la nostra proposta. Questa idea nasce dal fatto che gli insetti, pur essendo le creature con il maggior numero di specie sul pianeta, sono un gruppo un po’ bistrattato dall’opinione pubblica, in quanto spesso associati a sensazioni spiacevoli di disgusto o addirittura di paura.
Siamo convinti che quando i cittadini vengono resi partecipi ed attivi nel processo di scoperta e di descrizione di una nuova specie, anche se questa non è affascinante ed esteticamente piacevole come potrebbe esserlo una farfalla, questi si leghino per sempre a quell’essere vivente a cui hanno attivamente contribuito a dare un nome. Tutto ciò diventa una sorta di affezione verso la nuova specie, porta molte persone a scoprire l’affascinante mondo delle sei zampe e aiuta a raggiungere un numero sempre maggiore di cittadini che scoprono una materia a cui mai avrebbero immaginato di avvicinarsi.
Potresti descrivere il processo di lavoro e le sfide incontrate nel completare la descrizione della nuova specie?
Le fasi che portano alla descrizione di una nuova specie sono molte e spesso per nulla semplici. Elemento primario fondamentale è una profonda conoscenza del gruppo tassonomico in cui si sta operando e, per quanto riguarda gli Embiotteri, Paolo Fontana è senza dubbio uno dei pochissimi specialisti attualmente in circolazione. Tale conoscenza porta poi ad individuare l’esclusività di una specie e a distinguerla biologicamente, morfologicamente ed ecologicamente dalle altre. Ma questo è solo l’inizio. C’è poi la necessità di reperire quanta più bibliografia possibile relativa al gruppo. Questa va analizzata approfonditamente e messa in relazione con le proprie osservazioni. A questo punto, avendo a disposizione tutti gli elementi e le conoscenze utili, si procede alla redazione del manoscritto, nel solco dei dettami previsti dal metodo scientifico e nel rispetto delle regole tassonomiche e nomenclaturali.
Una volta completato il lavoro, questo viene inviato ad una rivista scientifica specializzata che lo sottoporrà ad un processo di revisione paritaria o meglio detto di “peer review”, durante il quale il manoscritto verrà valutato criticamente da specialisti aventi competenze affini a quelle degli autori. Al termine di tale processo e solo quando verrà definita l’originalità, la correttezza e la pubblicabilità dello scritto, la rivista procederà a pubblicare lo studio.
In che modo la scoperta dell'Embia ilvana contribuisce alla comprensione della biodiversità nell'Arcipelago Toscano e, più in generale, nel Mediterraneo?
Le isole, dal punto di vista biologico, sono dei veri e propri laboratori naturali e lo studio della flora e della fauna che le popola costituisce da sempre un elemento fondamentale per la comprensione delle dinamiche naturali e della biogeografia di un territorio. L’Isola d’Elba e l’Arcipelago Toscano non fanno eccezione e sono da sempre al centro dell’interesse dei ricercatori per i motivi appena indicati. Scoprire una nuova specie su un’isola costituisce quindi un tassello preziosissimo che aiuta a leggere meglio il mosaico di biodiversità di quel territorio. Il nostro studio infatti, non si limiterà a descrivere la nuova Embia, ma farà anche il punto sulla distribuzione delle specie di questo genere nel Mediterraneo.
Quali implicazioni ha questa scoperta per la conservazione degli habitat naturali all'Isola d'Elba e nell'Arcipelago Toscano?
Se vogliamo proteggere l’elefante o la balenottera azzurra non possiamo pensare di confinarli o allevarli in cattività, ma dobbiamo conservare e proteggere le savane e gli oceani, ossia gli ambienti dove queste specie coesistono con le altre centinaia o migliaia con le quali si sono coevolute. Ogni nuova specie che viene descritta, si aggiunge a quella che è la conoscenza della fauna o della flora di quel territorio e diventa un elemento importantissimo che ci aiuta a capire meglio le dinamiche e la diversità di un biotopo.
Questa nuova Embia, di cui conosciamo ancora pochissimo, costituisce quindi un prezioso elemento di conoscenza che deve essere studiato, difeso e conservato, non solo perché unico e fino ad ora considerato endemico di quest’Isola, ma perché, sebbene minuscolo ed invisibile ai più, è indissolubilmente parte integrante di questo territorio.
Quali saranno i prossimi passi nella ricerca sugli Embiotteri e sulla biodiversità dell'Arcipelago Toscano?
Recentemente è stata pubblicata la “European Red List of Insect Taxonomists” dalla quale emerge come proprio il piccolo Ordine degli Embiotteri (447 specie descritte) sia l’unico a non avere sufficienti specialisti in Europa, dove si evidenzia quindi una scarsissima capacità tassonomica. La nostra idea sarebbe proprio quella di partire da questo dato per cercare di organizzare corsi ed incontri, come le recenti “School in Entomology” con il supporto del PNAT, dedicate e mirate a formare una nuova generazione di entomologi specializzati nello studio di questi insetti.
L’Elba potrebbe diventare un punto di riferimento dove iniziare a formare giovani tassonomi specialisti: la recente scoperta e descrizione di Embia ilvana sarebbe un’ottima scintilla iniziale per trasformare l’Arcipelago Toscano in un laboratorio naturale per lo studio di queste creature.
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