- 7 Settembre, 2023
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Collaborazioni
Intervista al Maestro George Edelman: Direttore del Festival Elba Isola Musicale d’Europa
Il percorso artistico di George Edelman svela una trama articolata in una molteplicità di culture e generazioni.
Nato in Unione Sovietica – oggi Ucraina -, Edelman si stabilisce nel 1978 a New York, dove avvia le intense attività di camerista e professore di pianoforte e musica da camera sia presso il Mannes College of Music, che alla New York University (NYU).
La maestria e la dedizione di Edelman non conoscono confini geografici: nel 1988 sceglie Parigi come città adottiva, base della sua attività di organizzatore di eventi musicali. Edelman è infatti fondatore del Festival Internazionale di Musica da Camera di Camerino (1987) ed è stato, per dieci anni, direttore artistico di Ferrara Musica, incaricato dal leggendario Claudio Abbado.
Nel 1997 è cofondatore del Festival Elba Isola Musicale d’Europa, contribuendo a ripristinare lo storico Teatro dei Vigilanti di Portoferraio, costruito nel 1814 su ordine di Napoleone Bonaparte. Caratterizzato da un approccio eclettico e innovativo, Edelman ha saputo creare esperienze musicali capaci di spaziare dall’alta formazione dei giovani talenti, all’incrocio tra musica classica e jazz, favorendo un approccio internazionale e cosmopolita.
Immergiamoci, quindi, in compagnia del Maestro Edelman, nel cuore del Festival Elba Isola Musicale d’Europa, alla scoperta delle storie e dei leitmotiv che danno vita a uno degli appuntamenti annuali più attesi della tradizione elbana.
Buongiorno Direttore, e grazie per la disponibilità che ci ha concesso. Come prima cosa vorremmo chiederle di raccontarci come e quando è nato il Festival Elba Isola Musicale d’Europa?
Il Festival è nato nel 1997 da una mia idea che ha incontrato l’immediato interesse dell’allora Assessore alla Cultura del Comune di Portoferraio, Massimo Scelza, che avevo conosciuto qualche anno prima durante una mia breve vacanza all’Elba. Un concerto del Festival inaugurò il Teatro dei Vigilanti, che era stato appena restaurato.
Da fondatore e direttore, come ha guidato la crescita del festival in oltre 25 anni di attività ininterrotta, e quali sono state le sfide più motivanti affrontate?
Il Festival, in fondo, segue da sempre la stessa filosofia con la quale è nato: essere un palcoscenico per musicisti curiosi, un laboratorio musicale in cui artisti di chiara fama, giovani talenti emergenti e compositori contemporanei possano intrecciare le rispettive sensibilità. Col tempo è anche maturato il desiderio di coinvolgere in questa esperienza giovani musicisti. Da qui il progetto dell’Elba Festival Orchestra, una delle nostre sfide più grandi.
In che modo è cresciuto in tutti questi anni il legame tra il Festival Elba Isola Musicale d’Europa e la comunità locale?
Il Festival è notevolmente cresciuto negli anni, diffondendosi un po’ in tutta l’Elba. Credo che la cosa più bella sia offrire l’opportunità a musicisti provenienti da tutto il mondo di vivere diversi giorni sull’isola, entrando in sintonia con l’ambiente circostante e con il pubblico che, a sua volta, viene coinvolto in esperienze di ascolto preziose avvolte da un contesto ambientale e storico unico.
L’idea del Festival è abbracciare l’isola nella sua interezza, raggiungendo anche altre isole dell’Arcipelago Toscano, come già avvenuto per Pianosa diverse volte e come avremmo voluto fare quest’anno con Capraia. Ma, in questo caso, purtroppo il maltempo non ci ha favorito. Stiamo anche pensando di sviluppare attività al di là della stagione estiva, per integrarci sempre più con il tessuto culturale e sociale del territorio nel segno della sostenibilità.
Come ha equilibrato il repertorio classico con le aperture verso il jazz e la musica contemporanea? Quale filosofia si cela dietro questa scelta artistica?
Il nostro è un Festival principalmente di musica classica che copre un vastissimo spettro storico e stilistico, aprendosi anche alla contemporaneità. E queste aperture non possono non includere il jazz e anche altre musiche, come avvenuto quest’anno con il concerto della cantante brasiliana Mônica Salmaso. Tutto ciò ci permette di raggiungere pubblici diversi e di coinvolgerli nelle nostre proposte
In che modo è stata concepita l'idea dell'Elba Festival Orchestra, e qual è la visione dietro la combinazione di solisti affermati e giovani musicisti in una formazione sinfonica internazionale?
Come dicevo, l’orchestra è una delle nostre sfide più grandi, se non la più grande. È un progetto che ha forti valenze formative. Offrire a ragazzi provenienti da vari angoli d’Europa, e non solo, la possibilità di condividere una settimana di prove e concerti con i propri insegnanti, nel contesto di questo Festival e di un’isola come l’Elba, credo sia qualcosa di davvero straordinario.
Sta già pensando alle prossime edizioni? Può condividere con noi qualche dettaglio?
Per prima cosa c’è l’intenzione di sviluppare sempre più l’esperienza di un’orchestra di respiro internazionale. E senza guardare troppo lontano, ci sono già idee per il prossimo anno, che vorremmo dedicare a due anniversari di nascita importanti, quello di Schoenberg e di Bruckner. Inoltre, renderemo omaggio a Claudio Abbado, a dieci anni dalla sua scomparsa. Una ricorrenza che, personalmente, mi sta molto a cuore. Ci piacerebbe anche poter riaprire con un nostro concerto il Teatro dei Vigilanti, al termine degli attuali lavori di ristrutturazione.
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